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BULLISMO : una tragica realtà  (a cura di A. Lazzaro)

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca priva di applausi.
Charlie Chaplin


La società di oggi e soprattutto il contesto dell’ambiente scolastico o più in generale, quello sociale riservato ai più giovani, risente sempre più di una delle forme di comportamento sociale di tipo violento ed intenzionale, di natura sia fisica che psicologica, quale il bullismo.
Esso è un modo di agire oppressivo e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate dal bullo come bersagli facili e/o incapaci di proteggersi.
Il bullismo, come fenomeno sociale e deviante, è oggetto di studio per gli esperti delle scienze criminologiche e sociali, della psicologia e di altre discipline simili.
Ad oggi, non esiste una definizione univoca del bullismo sebbene ne siano state proposte diverse.
Infatti, letteralmente il termine "bullo" significa "prepotente", tuttavia però, la prepotenza è solo una componente del bullismo, il quale invece viene interpretato come un fenomeno multidimensionale.
Pare che, in Italia con il termine bullismo si indichi generalmente quel fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico.
Tra i comportamenti usati vi sono infatti:
violenza, attacchi e/o offese verbali, discriminazione, molestie, plagio.
Per quanto riguarda l'allontanamento dal gruppo, sembra che esso sia favorito da una serie di norme, quali: la mormorazione, il rifiuto a socializzare con la vittima, il tentativo di spaventare i suoi amici per ottenere a loro volta l’allontanamento.
Questi però, vengono considerati atteggiamenti "positivi" poiché sono finalizzati solo ad un’emarginazione della vittima.
Oltre ad essi, ce ne sono altri di tipo negativo, i quali nascondono sotto un probabile ingresso nel gruppo, il tentativo di procurare danni o discriminazioni.
La scelta della vittima in diverse circostanze, può essere del tutto casuale o arbitraria, specialmente nei gruppi sociali in cui la mentalità bulla può ottenere sostenitori nella gerarchia del medesimo gruppo.
Il bullismo dunque, si basa su tre principi:
- Intenzionalità, ovvero un’azione eseguita al fine di arrecare danno alla vittima;
- Persistenza nel tempo, ovvero continuata nei confronti di un particolare compagno;
- Asimmetria nella relazione.

Il bullismo, ancora, presuppone la condivisione del medesimo contesto deviante.

Esistono diversi tipi di bullismo, che si dividono principalmente in bullismo diretto e bullismo indiretto.
Quello diretto è caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo e a sua volta può essere classificato come:
-bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci, spintoni, sputi o la molesta sessualmente;
- bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o ancora, minacciandola, pronunciando il più delle volte parolacce e scortesie;
- bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
- cyber-bullismo o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite messaggi o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.
Il bullismo indiretto invece, è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso in quanto tende a  danneggiare la vittima nelle sue relazioni escludendola e isolandola attraverso il bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.
Nelle azioni di bullismo vero e proprio si riscontrano quasi sempre alcuni ruoli, tra cui:
- bullo o istigatore: colui che fa prepotenze ai compagni;
- vittima: colui che più spesso subisce le prepotenze;
- complice: colui che, magari, ride all'azione del bullo alimentandolo.
Pare che, in base al sesso, i bulli maschi siano maggiormente inclini al bullismo diretto, mentre le femmine a quello indiretto.

Per quanto concerne l'età in cui si riscontra questo fenomeno, si pensa a due diversi periodi; il primo tra gli 8 e i 14 anni di età, mentre il secondo tra i 14 e i 18 anni, nonostante ciò, negli ultimi anni si sono riscontrati fenomeni di bullismo anche tra i ragazzi di 11 anni o anche di meno.
A scuola, il bullismo si verifica in tutti gli ambienti che consentono le relazioni tra pari quali palestre, bagni, scuola bus, laboratori o all'esterno.
In molte scuole si stanno predisponendo dei codici di condotta anche per gli insegnanti, infatti, per contrastare il fenomeno, pare che, si possa ricorrere a sospensioni, pagelle e respingimenti, o anche castighi corporali che spesso però non fanno altro che peggiorare il fenomeno. Queste soluzioni non considerano infatti, il dialogo che il docente potrebbe e dovrebbe instaurare con lo studente e talvolta, sono gli stessi insegnanti che, per svariati ragionamenti, ridicolizzano o umiliano un alunno/a davanti ai propri compagni, invitando così questi ultimi, esplicitamente o implicitamente, a prenderlo/la di mira, e innescando così la spirale di isolamento e/o di violenza fisica e morale tipica del bullismo.
Recentemente è stato diffuso uno studio della Federazione Italiana Società di Psicologia (Fisp), in cui è stato affrontato il possibile ruolo dello psicologo per quanto riguarda il bullismo a scuola.
A tal proposito, sarebbe necessaria la predisposizione di un programma di prevenzione del bullismo a scuola, attraverso la valutazione del disagio giovanile e dei fattori di rischio individuali, familiari e ambientali, che potrebbero generare comportamenti violenti.
Appare dunque indispensabile se non necessaria, l’introduzione della figura dello psicologo nel contesto scolastico, la quale, potrebbe contribuire alla promozione delle risorse e delle potenzialità dei ragazzi in una fase delicata come quella dello sviluppo. Vero è, che in parecchie scuole questa figura già è presente con scarsi risultati poiché la risposta non è positiva, ma a mio avviso, se questa venisse richiesta dalla scuola stessa in maniera quasi obbligatoria sarebbe sicuramente utile.
Una serie di studi hanno evidenziato come un buon concetto di sé aiuta bambini e ragazzi a ottenere dei successi, sia a livello relazionale che di rendimento scolastico (Marsh e all., 2008). Per concetto di sé infatti, si interpreta la teoria che ognuno sviluppa riguardo a se stesso; ci si riferisce alla percezione e alla cognizione delle proprie caratteristiche, alle credenze riguardo se stessi, le capacità, le impressioni, le opinioni che ogni individuo pensa di avere  e che lo contraddistinguono dagli altri (Damon e Hart, 1982). Inoltre, il concetto di sé è stato affiancato al costrutto di Autostima, ma in realtà si tratta di due concetti ben diversi in  quanto, il primo, si focalizza sugli aspetti cognitivi del sé, su come ci si vede e ci si descrive nei vari ambiti della vita; l’autostima invece, riguarda gli aspetti valutativi del sé e il valore che concediamo a noi stessi.
Un’altra ricerca condotta nel 1998 ha messo in luce che un basso concetto di sé conduce alla vittimizzazione e che l’effetto di eventuali fattori di rischio è maggiore nei soggetti che hanno un basso concetto di sé e che si ritengono inadeguati.
Ulteriori ricerche hanno invece indagato il concetto di sé, in quei bambini e ragazzi che adoperano condotte aggressive. Pare che, questi nonostante mostrino un elevato concetto di sé, in realtà possiedono un senso di narcisismo e un tentativo di sembrare ciò che in realtà non  si è. Nel caso dei bulli, si ritiene che il comportamento prepotente da essi attuato sia efficace a fargli guadagnare potere, ammirazione e attenzione e, in questo modo, perfezionare poi l’immagine di sé (Marsh e all, 2001).
Secondo uno studio ISTAT del 2014 poco più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso e/o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% è stato vittima assidua di azioni di bullismo, cioè lo ha subite più volte al mese, e per il 9,1% gli atti di prepotenza si sono ripetuti con cadenza settimanale.
In una prima indagine in Italia sul bullismo alle superiori, un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica.
Non possiamo rimanere indifferenti a codeste azioni. Bisogna instaurare dialoghi più sicuri e diretti tra scuola e famiglia, tra scuola e ragazzi, tra scuola e figure specializzate le quali possono non solo ricoprire ruoli necessari ma essere d’aiuto sia alle vittime che a coloro i quali instaurano atteggiamenti di bullismo nei confronti dei coetanei o dei soggetti da quest’ultimi ritenuti più deboli.
A parer mio, non bisogna star in silenzio e rimanere indifferenti. Ecco perché ritengo che coloro i quali vedano tali intenzioni o comportamenti debbano denunciarli senza timore alcuno.

A seguire questo articolo, vi è un video di alcuni giovani ragazzi i quali hanno cercato di evidenziare un contesto di bullismo e una possibile reazione che possa essere perpetrata da chi ne è vittima. Vi invito dunque a guardarlo e soprattutto a non RIMANERE MAI INDIFFERENTI di fronte a tali azioni.

Buona visione

 
link del video : https://www.youtube.com/watch?v=8QoXKypxRPE 


Ci sono volte in cui le persone fanno finta di non vedere, di non capire ciò che sta accadendo intorno a loro o che semplicemente hanno paura di mettersi a difesa dei più deboli per non incorrere in pericoli.
Ci sono volte in cui la codardia delle persone porta ad azioni a cui non si può rimediare, con le quali nessuno avrebbe voluto scontrarsi...il bullismo purtroppo è una realtà ben radicata nella nostra società. Molti ragazzi vengono presi di mira, vengono insultati e picchiati. Ragazzi che a volte reagiscono e trovano una soluzione e altri che si chiudono in se stessi, sperando in un aiuto che spesso non arriva mai. Ragazzi che alla fine non ce la fanno più, che non resistono, che alla fine cedono e decidono di farla finita, con tutto. E noi? Noi cosa facciamo? Restiamo inermi, a guardarli mentre vengono trasformati in ombre silenziose. Noi che potremmo salvarli, restiamo al nostro posto e diventiamo proprio come chi li sta uccidendo piano piano.  Il nostro video probabilmente non aiuterà nessuno in maniera diretta, ma forse riuscirà a far capire ciò che accade alle persone che ci circondano, alle persone che hanno bisogno di noi.

                                                                                                                                    I SenzaRiflessi


Articolo a cura  della Dott.ssa Antonella Lazzaro