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Crimini Sessuali e (new)Media (a cura di F. Delicato)


E' di questi giorni la notizia di un nuovo presunto stupro di gruppo ai danni di una ragazzina minorenne, accaduto in realtà poco più un mese fa (rispetto ad oggi, luglio 2017) ma solo adesso diffusa ampiamente sui Media e New Media ed in particolare sui Social Network.
Senza entrare nei dettagli del caso, ancora in fase di indagini al momento, esso è spunto di riflessione Criminologica rispetto al tema in oggetto;
In primo luogo rispetto all'analisi di come i Media affrontano tali notizie, ed in secondo luogo l'effetto dei social network su di esse.


Storicamente la violenza sessuale è stato un argomento tabù, non se ne parlava e si deniunciava ancora meno per paura del giudizio morale che portava con sè. In alcune culture (islamiche ad esempio ma non solo) tuttora vige questa credenza, per cui le donne stuprate tendono a non denunciare per salvaguardare il proprio onore.
A quanto attiene alle nostre latitudini, sebbene già da molti anni si sono fatti passi avanti sia sociali che di legge, ancora oggi abbiamo un substrato culturale difficile da abbandonare e che spesso si porta dietro la cultura del sospetto circa la presunta vittima.
C'è da dire, per dovere di cronaca, che non pochi sono i casi accertati di false denunce da parte di presunte vittime che per vendicarsi di un qualche torto subito o per disagi personali o altre motivazioni, hanno alzato un polverone dicendo di essere state violentate. Ciònondimeno è bene affermare con forza che, sebbene come detto questi casi esistano, essi sono la minoranza. Vicende del genere, proprio per la natura peculiare dell stesse, è bene che si affrontino in maniera asettica, lasciando ampio spazio agli investigatori che accertino con indizi certi, che poi a processo diverranno eventualmente probanti, la realtà dei fatti, e solo dopo disquisire sul caso.
Creare un caso mediatico, nell'uno o nell'altro senso (colpevolisti/innocentisti) è solo un danno per la comunità e per il corretto svolgersi delle indagini e del processo.
Secondo un articolo dell'OXFORD RESEARCH ENCYCLOPEDIA, CRIMINOLOGY AND CRIMINAL
JUSTICE (Tanya Serisier, Sex Crimes and Media,Oxford University Press USA,15 July 2016)i Media tendono a dare più ampio risalto ai crimini sessuali che contengono elementi di senzazionalità, che fanno notizia, come ad esempio quelli verificatisi in fasce sociali più abbienti, o che coinvolgono celebrità, o crimini sessuali interraziali.
Non è un caso che, a fronte (purtroppo) dei vari casi di denunce di stupro negli ultimi mesi, l'unica ad aver fatto realmente notizia ed aver avuto un grosso risalto, è la vicenda di cui sopra, sia accaduta in una zona "bene" di Napoli, e coinvolge dei ragazzini figli di famiglie molto benestanti.
Tale copertura mediatica parziale, secondo la Serisier, produrrebbe una falsata percezione della realtà del fenomeno in cui la stragrande maggiornaza dei casi di violenza sessuale si consuma fra le mura domestiche e sopratutto da parte di assalitori ben conosciuti.



[ articolo completo in pdf  ]

Le notizie dei Media invece tendono a dare
una immagine, seppur riguardo a notizie vere, falsata che coinvolge sempre aggressori sconosciuti o semisconosciuti (come nel caso accaduto a marechiaro di cui si è detto) spesso in branco o da immigrati.
Precisiamo bene che qui non si sostiene che non esistano casi del genere, ma semplicemente sono statisticamente di meno rispetto alle violenze sessuali perpetrate da persone bene conosciute. Questa falsa percezione invece, cioè che lo stupratore è sempre lo sconosciuto di cui avere paura, che ci viene venduta dai media, è altamente pericoloa poichè, sempre secondo la Serisier nell'articolo citato, essa non fa altro che sminuire la percezione di quello che è il fenomeno reale e tende a far pensare alla popolazione che le violenze sessuali "domestiche" siano meno gravi, o meno meritevoli di attenzione, e con ampi dubbi circa la veridicità dell'avvenimento.
Inoltre la copertura dei media è stata fortemente criticata per la messa a fuoco sulle azioni e la responsabilità delle vittime; spesso lasciano intendere che il comportamento delle stesse, come bere, flirtare, o essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato, sia precipitante per la violenza sessuale, e quasi degna di colpa.
I decenni recenti, tuttavia, hanno visto cambiamenti significativi circa la segnalazione di crimini sessuali, con modificazioni nelle politiche sociali conseguenti ai movimenti femministi degli anni '70 ed anche negli anni a seguire, che misero al centro delle proprie iniziative proprio la copertura mediatica della violenza sessuale.
Questioni come l'anonimato delle vittime di presunte violenze sessuali ad esempio, assieme ad altri accorgimenti sono ormai parte delle linee guida nel trattamento mediatico di questi casi.
Più di recente con la crescente influenza dei Social Media è aumentata la diversità delle voci e delle prospettive attorno al fenomeno anche se spesso la misoginia online e la colpevolizzazione della vittima è divenuta anche più prominente. Vi è stata anche una crescita, in particolare negli ultimi anni, della copertura mediatica di accuse precedentemente ignorate sui crimini sessuali che coinvolgono celebrità e / o politici. Il più famoso di questi è, forse, Jimmy Savile nel Regno Unito, ma negli Stati Uniti ci sono anche importanti esempi come Woody Allen e Bill Cosby.
Questi casi hanno sollevato notevoli preoccupazioni sulle responsabilità dei media in quste vicende, con dibattiti tra coloro che sottolineano la capacità degli stessi di incentivare la giustizia e coloro che ravvisano dei pericoli in particolare circa i diritti degli imputati.

Dott. Fabio Delicato
Psicologo, Psicopatologo Forense, Criminologo
Direttore Criminiseriali.it